Scelta la strada più tortuosa per vincere con pieno merito

22.01.2023 11:23 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Il calcio, sport inesatto nei suoi sviluppi e nei suoi epiloghi, regala spesso certe contraddizioni. Il Genoa, dopo un primo tempo didascalico, trova il gol del successo ad una manciata di secondi dal fischio conclusivo nel momento in cui non brillava affatto. Ad un esame complessivo dei 94 minuti, il successo esterno al Ciro Vigorito non fa un plissé, e pazienza se è giunto attraverso la strada più tortuosa. Contava rispondere alla prevista vittoria casalinga della Reggina: missione compiuta, con la graditissima ciliegina della sconfitta rimediata dal Bari a Palermo e dei due punti persi dal Pisa a Como allo spegnersi delle luci.

Sino al riposo si è ammirato il Genoa migliore della stagione per autorità nel recupero palla e capacità di palleggio e anche di verticalizzare con profitto. Annichilito, il team giallorosso, confermatosi in piena crisi, l'ha fatta da spettatore, senza una sola conclusione decente verso Martinez.

Azzeccate, alla prova del campo, le scelte iniziali del Gila, che parevano discutibili: Ilsanker braccino di destra della tre con Vogliacco (sostituto dello squalificato Bani come centrale) e in mezzo al campo Badelj a sorpresa per Strootman, con Sabelli a destra e Criscito sul versante mancino.

La superiorità rossoblù non va letta solo nel computo del possesso palla, ma nella frequenza dello opportunità offensive create. Il gol è arrivato presto, a capo di un'azione da mostrare a Coverciano: fitta rete di passaggi davanti al proprio portiere, poi – improvvisa – l'accelerata verso il centro a pro di Gudmundssson, che indisturbato procede per oltre venti metri palla al piede e poi serve alla perfezione Coda, scattato col tipico movimento del centravanti. Rapido controllo e sfera infilata in diagonale ad un palmo dal palo.

All'episodio decisivo seguiranno altre ghiotte opportunità di marca genoana, non concretizzate più per jella che per incapacità. Da mordersi le dita il tocco scaltro di Gudmundsson, che si è visto beffare dalla faccia interna del montante.

L'1-0 all'intervallo è un insulto alla logica, dato il divario tra le due formazioni. Alla ripresa, tuttavia mister Cannavaro cambierà connotati al Benevento immettendo Tello e Simy, due clienti poco raccomandabili, ma è ancora genoana la prima palla-gol, su cross di Criscito. Quando Coda, da posizione invitante, non inquadra lo specchio, il fantasma della beffa fa capolino in migliaia di supporters genoani. Ed ecco, puntualissimo al 57' il pari dopo un batti e ribatti in area rossoblù ed una difettosa respinta di Vogliacco, sfruttata da Tello. Il giusto castigo per un Grifone che, pur ammirevole, neanche stavolta è riuscito a chiudere anzitempo il match con il raddoppio e, magari, con il tris.

Il prosieguo di gara ha visto più intraprendente l'undici sannita, conscio che qualche rossoblù (in specie i vecchietti Badelj, Criscito e Coda) aveva perso lucidità e brillantezza. A metà tempo, ecco Strootman per uno sfiancato Badelj e Sturaro per Gudmundsson, ma senza variazioni nello spartito. Più tardi entreranno Puscas per Coda (cambio umo per uomo) e Yalcin, una punta, per Aramu prima dell'inatteso debutto del diciottenne Matturro al posto di Vogliacco, con Criscito spostato a destra e Ilsanker in mezzo.

La sfida, che pareva avviata verso un esito salomonico, ha avuto il sussulto decisivo in modo imprevedibile, quando già l'arbitro Serra aveva il fischietto in bocca: Sabelli, reduce da almeno tre svarioni da matita rossa, ha avuto il merito di insistere, recuperare palla sulla trequarti rivali e calibrare un cross magnifico diretto al secondo palo, dove Puscas, con un terzo tempo perentorio ed un'imperiosa zuccata, infilava sotto la sbarra zittendo un intero stadio. Soluzione di forza, da bomber con la “B” maiuscola. Il suo terzo pesantissimo sigillo stagionale, quasi per sottolineare che, con lui e Coda, il Genoa non necessita di altri centravanti.

Servirebbero invece una seconda punta di qualità e soprattutto, una mezzala di gamba, che spezzi questo girotondo di centrocampisti un po' troppo in là con gli anni e gli acciacchi. Ma anche senza ulteriori innesti, quest'organico è destinato alla promozione, sperando la pletora di dirigenti rossoblù non commetta qualche imperdonabile autogol a tavolino.

                                         PIERLUIGI GAMBINO


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