Se in un Genoa con il mal di gol crolla anche la fase difensiva...

06.02.2023 11:31 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Se Gigi Buffon si trovasse sempre al cospetto dell'attacco genoano,potrebbe spegnere comodamente settanta candeline da titolare del Parma. La fase offensiva del Genoa al Tardini, infatti è stata uno zero assoluto: tanto che il mitico portierone ha dovuto intervenire in uscita solo su un cross innocuo e per il resto ha assistito con assoluta tranquillità ai tentativi sconclusionati dei secondi in classifica.

Che il Grifo non abbia confidenza con il gol è risaputo da mesi, e quando anche la fase difensiva lascia a desiderare, la risultanza non può che essere la sconfitta.

I crociati hanno risposto alla contestazione dei propri tifosi con una prova ricca di ardore ma anche di lucidità, ma neppure loro, probabilmente, prevedevano che il titolato avversario si rivelasse così morbido. I rossoblù hanno giocato alla pari per mezz'ora, durante la quale Coda ha colpevolmente sciupato un traversone a giri contati di Aramu intervenendo goffamente e spedendo a lato. Poi è sceso il buio più profondo, con gli emiliani sempre più propositivi e il Genoa sempre meno sicuro. L'1-0 è stato un regalone di Sabelli e Dragusin, che sulla fascia destra difensiva si sono ostacolati a vicenda favorendo la fuga verso la gloria del centravanti Benedyczak.

Mancava ancora più di una mezza gara, ma gli ospiti, sospinti d quattromila sostenitori, se la sono giocata come peggio non potevano. La sola attenuante si riferisce al secondo episodio decisivo: Dragusin ha colpito sì il pallone indirizzato al centro con il gomito, che era però aderente al corpo. L'esperto varista Banti ha richiamato ad una visione più approfondita il fischietto Fourneau, perentorio nell'indicare ugualmente il dischetto.

Senza questa decisione arbitrale perlomeno discutibile, sarebbe finita 1-0, data l'impalpabile reazione del Genoa, cambiato in corsa dall'ex Gilardino senza alcuna risultanza concreta. Dopo il riposo usciva Matturro (non a caso il più giovane...) per la mezz'ala Jagiello (apparso, a conti fatti, il più intraprendente della combriccola), poi toccava a Yalcin e Puscas sostituire Aramu e Coda e nel finale entravano pure il cavallo di ritorno Salcedo, guizzante quanto fumoso, e Sturaro per Strootman, ma al di là di un lieve progresso nella manovra, il Genoa restava assolutamente sterile e per la truppa di Pecchia, rintanatasi a protezione del doppio tesoro, si è trattato di ordinaria amministrazione.

Gila ha così conosciuto il primo dispiacere della sua gestione, ma già la settimana precedente, contro il Pisa a Marassi, i suoi ragazzi avevano offerto segni di involuzione. Grazie al Palermo, prossimo avversario al Ferraris, capace di infliggere un'altra sconfitta alla Reggina, il secondo posto è stato mantenuto, ma si sono moltiplicati i punti interrogativi riguardo ad una squadra lenta, macchinosa, ritoccata ma non rinforzata dal mercato invernale e, forse, ostaggio di un nucleo di calciatori in là con gli anni e dal dinamismo ridotto. Anche in Emilia Aramu non ha brillato e pure Gudmundsson ha compiuto due passi indietro. Senza un terminale prolifico (Coda è regolare solo nell'incostanza), rifinitori ispirati e con una mediana scarsamente fluida (privata dal mister della luce solitamente irradiata da Badelj, rimasto in panca), il Parma, pur privo di Man e costretto prestissimo a rinunciare anche a Mihaila, ha avuto buon gioco meritando al fine i tre punti.

L'infortunio muscolare occorso nel finale a capitan Criscito (dopo quello che aveva steso Bani nel pre-gara) è un altro scroscio di pioggia su un asfalto genoano già bagnato e scivoloso. Tocca a Gilardino, di fronte all'unica crisetta della sua fresca avventura genoana, trovare qualche soluzione in grado di riportar serenità e fiducia. Le topiche difensive dovrebbero sparire presto, ma  quei reiterati digiuni in area avversaria accendono la spia dell'allarme e moltiplicano le energie degli inseguitori, sempre più vicini, numerosi e minacciosi

                                PIERLUIGI GAMBINO


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