The Day After, anemia offensiva, urgono rinforzi anche in mezzo

12.12.2022 10:00 di Franco Avanzini   vedi letture

Diciotto reti in diciassette gare sono una miseria per una squadra che vorrebbe salire in Serie A dopo un solo anno di permanenza nella serie cadetta. Un piccolo dramma sportivo che non è da ascriversi solamente agli attaccanti ma pure ai centrocampisti. Coda e i suoi compagni d'attacco non riescono proprio a buttarla dentro e le due reti realizzate giovedì scorso sono state una mosca bianca all'interno di un cammino in cui segnare sta diventando sempre più arduo.

Certo, se poi non si sfruttano le poche occasioni che si hanno tutto diventa più difficile. Ad Ascoli, ieri pomeriggio, Coda ha avuto una sola palla gol ma, davanti al portiere, è riuscito a mandarla addosso allo stesso numero uno e comunque non ha avuto quell'altruismo che gli avrebbe permesso di servire a centro area il libero Gudmundsson che aveva in pratica tutta la porta spalancata. 

E' stata l'unica volta in cui l'attaccante principe, capocannoniere delle ultime due edizione del torneo di serie B, ha avuto un pallone giocabile nei pressi della porta avversaria. Malinconica è stata poi la sua partita, tra palloni (pochi) toccati, altri persi e comunque una situazione in cui è stato costretto a rinculare per riuscire a farsi vedere dai compagni.

Ovviamente se il Genoa non segna non è solo perché l'attaccante sbaglia sotto porta ma anche perché i compagni non lo servono a dovere. Manca il giocatore capace di servire le punte con precisione, colui che dovrebbe servire palloni su palloni a Coda, Puscas e Yeboah. Aramu ancora una volta non ha inventato nulla e, se contro il Sud Tirol, aveva lottato andando anche a pressare gli avversari in possesso di palla, ieri ha girovagato per il campo non riuscendo mai a inventare qualcosa in fase offensiva. Lo stesso Gudmundsson che pure non era partito malaccio si è presto spento finendo nell'oblio e quindi venendo sostituito. Eppure l'islandese dovrebbe essere l'elemento più adatto a saltare l'uomo ed a mettere in superiorità numerica la propria squadra.

Viene anche un dubbio importante: la preparazione è stata fatta nella maniera adeguata? In terra marchigiana nella ripresa, soprattutto negli ultimi 20 minuti, il Genoa arrancava, non riusciva più a tenere palla ed a salire con tutta la squadra. Era costretto così al fallo e alla perdita di tempo. Un fattore che non lascia ben sperare per il futuro perché, ancora a due gare dalla fine del girone di andata, questo Genoa ha denotato una condizione fisica approssimativa. Come a dire che, chi ha seduto sulla panchina rossoblu prima di Gilardino, non ha preparato, ovviamente assieme al suo staff, al meglio la squadra. 

La speranza adesso è di passare al meglio le prossime due terribili gare contro la capolista Frosinone e contro il lanciato ed ora terzo, Bari, al San Nicola. Due prove del nove dalle quale il Grifone dovrà cercare di trarre altri quattro punti (almeno) per non tornare in piena bagarre e magari vedere ancora più allontanarsi le due primattrici.     


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