A Torino il peggior epilogo possibile ma le note positive non sono mancate

10.01.2020 11:08 di  Franco Avanzini   vedi letture

La serata di Coppa Italia passa agli archivi nel modo peggiore: con l'eliminazione al termine di una partita fisicamente sfiancante, programmata dalla Lega Calcio meno di tre giorni prima della delicatissima trasferta a Verona. Solo il passaggio del turno, con l'euforia susseguente, avrebbe potuto cancellare la stanchezza e permettere al Grifo di presentarsi al Bentegodi senza alcun handicap. Vero che per quest'impegno settimanale il turn-over era stato massiccio, ma qualche titolare è ugualmente sceso in campo, sprecando tesori di energie.

Consoliamoci con un ragionamento terra terra: per una squadra che punta al quart'ultimo posto finale in campionato come ad un trionfo in Coppa Campioni, togliersi di dosso anche il solo impegno di Coppa nel turno successivo contro la vincente tra Milan e Spal può rappresentare un vantaggio. Dopo tutto, all'uscita dalla manifestazione eravamo un po' tutti preparati, considerando la teorica forza dei granata e la sperimentale formazione decisa da Nicola, giustamente desideroso di vedere all'opera le cosiddette alternative. In molti, tra i supporters genoani, avrebbero firmato immediatamente una resa onorevole, se accompagnata da qualche indicazione felice giunta all'allenatore dai calciatori oggetto di attento esame. Sotto quest'aspetto, il capitolo torinese va archiviato col segno positivo, e pazienza se nel secondo supplementare si sarebbe dovuto sfruttare l'uomo in più nelle varie circostanze capitate nei pressi del portiere avversario Sirigu.

Nicola ha perso (ai rigori) la partita ma non il sorriso. La serata piemontese gli è infatti servita per capire che, dopo essere stato psicologicamente stimolato a dovere, Schone potrà ancora essere utilissimo alla causa: e non si tratta di una novità trascurabile. Per mezza gara pure Agudelo ha palesato doti tecniche eccellenti, pur smarrendosi progressivamente appena i toni agonistici sono saliti. Non malissimo neppure Barreca, altro elemento sotto le lenti del nuovo mister: siamo così certi che sul versante mancino Pajac offra superiori garanzie? Promosso pure Goldaniga, che peraltro ha le valigie pronte, mentre Cassata ha confermato di poter far parte del gruppo, naturalmente come riserva.

Il voto più alto  va assegnato a Favilli, autore di 120 minuti di commovente intensità, impreziositi dal gol dell'effimero vantaggio e da centinaia di giocate da centravanti vero, capace di far salire la squadra, di filar via al diretto avversario, di farsi sentire in area di rigore. Che fosse ben più dotato di Pinamonti lo si sapeva, ma la spada di Damocle dei reiterati infortuni non potrà mai lasciarci completamente tranquilli: godiamocelo, sperando in un aiuto della sorte. Il suo alter ego, Destro, è parso invece lontanissimo da una condizione accettabile: gli servirà almeno qualche settimana di duro lavoro per eliminare la ruggine accumulata a Bologna.

Il taccuino delle delusioni comprende Ghiglione, la cui involuzione continua. Nel suo match troppa accademia, poca grinta ed anche scarsissima concretezza. Verso l'epilogo, gli sarebbe bastato – invece che ciabattare da posizione troppo defilata - alzare la testa e scorgere i compagni liberi davanti a Sirigu per realizzare il sogno della qualificazione. Le sue caratteristiche non sembrano sposarsi con i perentori desiderata di Nicola.

Ed ora attendiamo altri colpi di mercato, ma intanto Borini e Kurtic, rinforzi che avrebbero cambiato il volto della squadra, si sono accasati altrove: purtroppo questo Genoa ha perso l'appeal di un tempo. E' in arrivo Bjarnason, che ha le caratteristiche tecniche e fisiche adatte per colmare una lacuna a centrocampo. Anche lui, naturalmente, è svincolato, secondo la prassi consolidata di casa Grifone.

                                           PIERLUIGI GAMBINO


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