UN GENOA SLEGATO, SENZA GIOCO E BRAVO SOLO A DIFENDERSI

24.08.2025 11:35 di  Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Vincere per Sidio: questo il diktat in casa Genoa, ricordando l'idolo Corradi, la vecchia bandiera ammainata per sempre. Missione miseramente fallita: un Lecce col polveri bagnate ma fisicamente ineguagliabile è bastato a zittire i rossoblù. Anzi, se proprio si dovesse indicare una squadra lievemente più meritevole di vincere, non si potrebbe che indicare quella giallorossa, che se non altro ha dimostrato di essere un collettivo sufficientemente organizzato.

Il Grifone invece ha tradito assolutamente le attese dei trentamila, usciti dal Tempio chiedendosi se questa sia una formazione in grado di affrancarsi dai patemi salvezza. La fase difensiva ha retto, anche favorita dall'estrema pochezza dell'attacco pugliese, imperniato solo sull'acerbo Camarda, ma vanno ugualmente rimarcati i recuperi palla costanti da parte di Frendrup, Masini, Vasquez e soprattutto Marcandalli, rivelatosi di una spanna il migliore e del tutto meritevole della scelta compiuta da mister Vieira.

Il sospetto, che è quasi una certezza, è che il coloured sia l'unico genoano dotato di chili e centimetri e perciò fedele alle esigenze del calcio moderno. Il Lecce, sceso in campo con almeno sei calciatori prossimi – se non oltre – il metro e novanta – ha stravinto il confronto fisico e atletico giungendo quasi sempre primo sui palloni vaganti e impedendo ai padroni di casa di costruire trame appena accettabili. Della prova genoana, ad essere generoso, si può salvare una manciata di minuti, quelli conclusivi del primo tempo, in cui il Lecce pareva sbandasse.

Due gli spunti degni di nota, partiti entrambi dai piedi di Gronbaek – per il resto assolutamente abulico e spaesato - ma nella prima occasione Stanciu ha alzato oltre la traversa da posizione invitante e nella seconda, rifinita da un tacco pregevole di Frendrup, Carboni ha mirato con un rasoterra velenoso proprio nell'angolino basso, ma Falcone, felinamente, si è piegato sulla propri destra firmando la miracolosa deviazione. Nella ripresa, la spinta rossoblù andata ancor più affievolendosi. Il taccuino riporta al 65' un tentativo scarsamente pretenzioso da fuori di Martin, con comodo intervento del numero uno e, nel finale, la l'illusione del gol grazie ad una punizione di Stanciu spentasi sull'esterno della rete. Poco, pochissimo per legittimare il successo, soprattutto considerando che il Lecce, fatti salvi quei due lampi neppur accecanti di marca genoana, ha espresso una netta superiorità territoriale peccando solo in zona gol per mancanza di specialisti. L'esordio in campionato ha sancito la bocciatura di parecchi rossoblù. Stanciu è stato il meno peggiore, ma complessivamente Gronbaek ha espresso più fimo che arrosto e l'attesissimo Carboni – a parte l'episodio suddescritto – ha mostrato solo una tendenza all individualismo e al dribbling, ma senza legare con i compagni di squadra. Quanto a Colombo, si è battuto strenuamente contro difensori che lo sovrastavano fisicamente, ma non ha combinato davvero nulla.

Meglio di lui si è comportato nel finale Ekhator, più vivo e intraprendente. Si deve tener conto che in avanti giocano solo elementi nuovi, alla ricerca di una coesione, ma anche con questo handicap di base era lecito attendersi qualche sprazzo di calcio in più. La sensazione è che con due mediani atti solo a rompere il gioco e un trio di rifinitori fini a se stessi il rinnovato Grifone sia un inno alla sterilità, un'incompiuta. La partitaccia nel debutto (conclusa comunque portando a casa un punto) potrebbe anche rivelarsi un bene se la società comprendesse che occorrono rinforzi in mezzo al campo: un colosso frangiflutti ma soprattutto un uomo di regia, che attenui la confusione per ora imperante e detti i tempi della manovra. Altrimenti, il campionato appena decollato rischia di trasformarsi in un'atroce sofferenza.

PIERLUIGI GAMBINO


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