Il Grifone racconta: Renzo De Vecchi

In collaborazione con Fondazione Genoa 1893
22.12.2016 09:35 di  Debora Barabino   vedi letture
Fonte: Fondazione Genoa 1893

"Il Grifone racconta" sarà l' appuntamento che Genoa News 1893, in collaborazione con la Fondazione Genoa 1893,  proporrà ogni giovedì narrando la storia e gli eventi riguardanti coloro che, mossi dalla passione per il calcio e dall' attaccamento alla Maglia, hanno fatto la storia del Genoa e dato vita alla Leggenda Rossoblù. Si ringrazia anche Luca Sonnati per averci offerto l' immagine identificativa di questa rubrica.

Nato il 3 febbraio del 1894 a Milano, Renzo De Vecchi è uno dei cardini su cui il Genoa fonda la sua leggenda, quello dei De Prà, dei Burlando, dei Barbieri e appunto di capitan De Vecchi.

Si forma nelle giovanili del Milan e il suo esordio in prima squadra avviene nel 1909, a soli 15 anni, nel ruolo di terzino sinistro. Alla sua precocità e alla sua abilità è legato un curioso aneddoto, secondo il quale, rubato il pallone a quel mostro sacro del calcio milanista ed italiano degli esordi che fu Herbert Kilpin, ricevette un calcione nel sedere a rimprovero, una sorta di benedizione e di viatico per la futura carriera di calciatore. Più noto, e destinato a permanere, il commento di uno spettatore ignoto, parte dell’entourage rossonera (potrebbe essere stato il milanista Bonfiglio, secondo Mario Zappa), che nel vedere questo ragazzino salvare la porta in rovesciata disse: “ma chi è questo? Il figlio di Dio?”.

Ad appena  sedici anni viene convocato in Nazionale: è il 26 maggio del 1910 a Budapest (esiste un aneddoto, di cui non si è certi, sulla sua madre che lo accompagna). Da quel giorno, fino al 1925,  ben poche partite della rappresentativa azzurra non lo vedranno al suo posto di terzino sinistro e di capitano.

Nel 1913 viene acquistato dal Genoa con un ingaggio altissimo (24mila lire) e anche se De Vecchi mantenne il suo impiego alla Banca Commerciale di Milano questo può essere considerato il primo vero caso di professionismo per quanto riguarda un giocatore italiano.

Al Genoa rimane per 12 stagioni, vincendo tre campionati e sfiorando la conquista di altrettanti titoli anche in veste di allenatore- giocatore (dal 1927 al 1929)  e poi solo come allenatore nella stagione 1929-1930. Si ritira dal calcio giocato al termine della stagione 1928-29, a 35 anni.

Si dedica poi all’attività di giornalista e di commentatore sportivo.

 Comandava la difesa con autorità e  non era raro vederlo passare dalla difesa all'attacco quando c'era da recuperare un risultato. Dotato di un tiro precisissimo, De Vecchi disponeva di doti tecniche e atletiche tali che gli permettevano di ricoprire diversi ruoli. La leggenda dice che De Vecchi mai una volta venne superato in dribbling da un avversario, e in effetti c'è una testimonianza di Della Valle, storico attaccante del Bologna, che non ebbe difficoltà a dichiarare come in decine e decine di incontri mai e poi mai gli fosse riuscito di dribblare il grande Renzo. Sua caratteristica era la freddezza di un supremo senso del tempo nell’entrata.

Molti scrissero che De Vecchi in tutta la sua carriera non venne mai espulso dal campo e nemmeno ammonito. In realtà le cose non furono proprio così: fu espulso una sola volta e a questa va aggiunta una auto- espulsione, avvenuta nel corso della tournee in Sud America del 1923.

Morì a Milano il 14 marzo 1967.

Fonte: Fondazione Genoa 1893


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