Genoa, con la Cremonese forse basterebbe raddrizzare la mira
E' arduo attendersi qualche diavoleria tattica da Vieira, testardo nemico dell'attacco a due. Ben più automatico è aggrapparsi al destino, confidando che restituisca parte del maltolto accumulato in questo primo spicchio di campionato. A lungo si è detto e scritto che il Genoa non produce palle gol ed invece ci si sta tutti accorgendo che la sua specialità è di sciuparle con ignominia. Servono reti “sporche” casuali, possibilmente due o più, visto che sinora non si è mai festeggiata una doppietta nello stesso match. In teoria, un sigillo potrebbe anche bastare, ma siccome la difesa rossoblù non è più la cassaforte di un tempo, sarebbe d'uopo accrescere la prolificità.
A Marassi arriva la Cremonese, una neopromossa, che due mesi fa era indicata come una vittima sacrificale, la classica compagine che non sapeva come mai si trovasse in serie A. Peccato che i grigiorossi abbiamo già intascato dodici punti – quasi quattro volte il miserrimo bottino del Grifo – e stiano con pieno merito dividendo con la Lazio la decima piazza. Magari tra due mesi diventeranno più mansueti e... digeribili, ma ora come ora si presentano come clienti scomodissimi e il loro mister – il vituperato Nicola, doppio ex (come giocatore e come tecnico) genoano – si sta dimostrando all'altezza pure come mister di partenza e non solo come subentrante.
La Cremonese esprime un calcio interessante, per nulla rinunciatario e sinora le ha buscate solo dall'Inter. Un ruolino invidiabile, figlio non della casualità ma dei denari del patron Arvedi e della sagacia di mercatari all'altezza. Il Genoa però non può immergersi nell'invidia ma deve rimboccarsi le maniche. Il fatto che i lombardi siano propensi a giocarsela non è di trascurabile importanza: peggio sarebbe stato un avversario da barricate come il Lecce all'esordio e il Parma una volta rimasto in dieci, ma è l'ora che Frendrup e compagni passino dalla teoria alla pratica e finalmente offrano segni di concretezza: Ergo: difesa meno svolazzante in specie nei finali di gara e attacco che miri all'angolino invece che in gradinata o nella pancia del portiere.
Vieira, a parole, ha ottenuto la somma fiducia dalla dirigenza, ma in una settimana con tre impegni ufficiali solo la pazza Juve poteva attuare un cambio della guardia. La verità è che nei match contro i grigiorossi e il Sassuolo (due matricole rampanti) si gioca una bella fetta di personale futuro. Per ridiventare popolare, forse, gli basterebbe schierare la doppia punta, ma l'uomo di Dakar è tutto d'un pezzo oltreché ostinato. Salvo sorprese clamorose, il modulo sarà quello di sempre, magari con un attaccante adattato come Thorsby, l'ultimo goleador di casa, prezioso in ogni zona dello scacchiere.
Certo, la scelta non è semplice, dopo che un po' tutte le punte e mezze punte si state alternate in campo senza risultati tangibili. Ekhator ha deluso a Torino ed è tornato in discussione, Ekuban era stato impalpabile nella gara precedente e Vitinha non è mai decollato. Per non parlare di Colombo, che tuttavia mister Patrick è tentato di rinculare. Chi scegliere in cotanto grigiore?
Vieira, obbligato a sfogliare una margherita con petali appassiti, sta anche penando a proporre dall'inizio Cornet, ad onta dei due recenti match ball gettati nel cestino, e anche a rilanciare Carboni, il quale può servire a destra (con Norton-Cuffy nuovamente arretrato a terzino) ma anche in mezzo, come sostituto eventuale di Malinovskyi, tornato acciaccato dal Piemonte e non più avvezzo a sostenere impegni così ravicinati.
Una novità si annuncia anche sul versante sinistro, dove Ellertsson ha perso parecchio smalto e potrebbe essere rilevato da Martin, meno sicuro in fase difensiva ma il miglior crossatore in rosa: anche qusta sarebbe una mossa accattivante agli occhi dei consueti trentamila.
Tocca al cuoco Patrick scegliere i migliori ingredienti, e andrebbe benissimo che uscisse un piatto brutto acvedersi, magari sciapo ma assai digeribile: d'altronde, non è il caso di fare gli schizzinosi in momenti di perdurante carestia,
Tornando alla squadra ospite, non è arduo identificare i suoi punti di forza, a partire da Baschirotto, ex leccese, l'ideale centrale della difesa a tre: bravissimo ad impostare l'azione dalle retrovie e inarrestabile quando va ad incornare in area rivale sui calci fermi. Un super rinforzo, che sarebbe giunto volentieri anche in rossoblù se gli fosse stato proposto. Ma servivano tre milioni... Di rilievo anche l'ex milanista Terracciano (braccetto mancino), il regista Payero e gli altri centrocampista Vandeputte e Zerbin, tutti di elevato livello.
La coppia titolare è formata, in teoria, dall'ex rossoblù Sanabria e da Vardy, quasi 39 anni, il leader del Leicester di Ranieri che sbancò la Premier League, ma entrambi rischiano il forfait: il primo per infortuno e il secondo per ragioni anagrafiche. Tuttavia, i due probabili sostituti - l'ex doriano Bonazzoli e il sempiterno Vasquez (che punta fissa non è ma dispensa classe sopraffina) – non lasciano affatto tranquilli.
Di certo la classifica non rispecchia fedelmente i valori tecnici delle due squadre, ma segnala la spaventosa differenza in fatto di condizione psico-fisica. I grigiorossi viaggiano sul velluto, i rossoblù sentono in pancia in toro, non un vitello. Tocca ai consueti frequentatori marassini azionare le ugole dal principio alla fine, sperando che i neopromossi di Lombardia e l'arbitro Abisso si lascino influenzare. Ma più che avversario e fischietto, preoccupano i beniamini di casa, cui si chiede cuore caldo, testa fredda ma soprattutto piede educato nei momenti topici.
PIERLUIGI GAMBINO
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