A Bergamo un compito proibitivo da affrontare pensando al Cagliari

16.01.2021 12:25 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Il popolo rossoblù fa due più due e abbraccia l'ottimismo. Come vincere la tentazione di pensare che se il Grifo di Coppa ha fatto tremare la Juventus e il il Genoa di Nicola impattò lo scorso anno 2-2 al Gewiss Stadium, anche quello attuale possa uscire imbattuto di fronte all'Atalanta? Mai porre freni alla fantasia e alla speranza, ma ad un'osservazione più attenta della realtà è innegabile che Criscito e compagni siano attesi da una scalata di sesto grado superiore

I nerazzurri del Gasp da anni si alternano in due vesti completamente differenti. Nel periodo delle Coppe europee si rivelano più mansueti, tendono a distrarsi e il tecnico procede spesso al turn over al fine di conservare le migliore energie per la mezza settimana. Purtroppo, in questo momento l'attività internazionale è ferma: ergo, il meno adatto per imbattersi nel rullo compressore nerazzurro, che in condizioni ottimali è forse la squadra più forte del campionato, o ci va vicina.

Il Gasp non è tipo che si arrenda prima del tempo ma, impastato di realismo come è, cercherà di giocarsela senza compromettere in alcun modo la succesiva sfida diretta col Cagliari a Marassi: quella sì fondamentale per la classifica. Sarà dunque importantissimo scongiurare infortuni di elementi dalla salute precaria e cartellini gialli a carico dei diffidati Badelj, Bani, Ghiglione e Masiello.

Esaurita la premessa, occorre fermare un'autentica corazzata, che non ha punti deboli in alcuna zona del campo e sta marciando a ritmo supersonico. Come tutte le squadre del Gasp, attacca e difende a pieni uomini e può andare in gol con tutti i giocatori, difensori compresi, grazie ad una manovra avvolgente, che ha reso il trainer di Grugliasco un precursore del nuovo calcio, oggetto di studio in ogni parte d'Europa. Dell'Atalanta si deve temere la fisicità e soprattutto l'atletismo di calciatori con la struttura da quattrocentista, senza trascurare la tecnica di individualità come Ilicic e Muriel, il panchinaro più forte dell'intera serie A.

C'è un solo modo plausibile per provare a non perdere: difendersi nel fortino e, quando possibile, mettere rapidamente il naso fuori, confidando nella tecnica unita alla velocità di Shomurodov e nel momento felicissimo di Destro, novello Re Mida delle aree di rigore. Sovente Gasp impone ai propri difensori di affrontare uno contro uno le punte avversarie: una forzatura che si può cercare di sfruttare per arrecare qualche insidia al portiere orobico.

Capitolo formazione. Balla, senza toccare il modulo, dovrebbe partire con il solito trio difensivo composto da Radovanovic, Masiello (un ex che nei suoi tempi d'oro fu apprezzatissimo dalla gente nerazzurra) e Goldaniga, con Criscito a sinistra (nonostante il partitone, a Torino, di uno Czyborra meritevole di attenzione) e Zappacosta a destra nel settore nevralgico e Badelj centromediano metodista. Ai suoi lati è fitta la bagarre per due maglie tra Behrami, Zajc (un po' leggero, tuttavia, per questo tipo di match così intensi), Lerager (non esaltante all'Allianz Stadium ma prezioso in fase di copertura), Rovella, Melegoni ed il ristabilito Sturaro (forse il più adatto alla bisogna). In avanti non si sfugge alla coppia delle meraviglie, anche considerato il momento non brillantissimo di Scamacca, comunque indiziato di ingresso in corso d'opera.

E Strootman? Il giocatore è allenato e motivatissimo, conosce già la nostra temporada e deve solo assimilare i dettati tattici di Ballardini: quasi certo che uno spezzone di match – magari un tempo intero – gli sarà concesso, così da prepararsi per l'appuntamento col Cagliari, che potrebbe vederlo tra i titolari.

Occorrerà più tempo, come ovvio, per ammirare in campo l'altro innesto invernale, il difensore Onguéné, da ambientare nel calcio italiano e da valutare a livello di caratteristiche. La speranza è che possa ogni tanto sostituire Radovanovic, ora come ora senza adeguati rimpiazzi (chissà quando tornerà Zapata). Di certo va condivisa la politica della società che, svanito Sokratis, ha puntato su un giovane emergente invece che sull'ennesimo giocatore in là con gli anni e, magari, reduce da lunghe soste per infortunio.

                                PIERLUIGI GAMBINO


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