Gol in avvio e poi Maginot, ecco le armi della salvezza

25.01.2021 11:30 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Il Genoa di Zio Balla è questo: raramente riempie gli occhi, quasi mai riesce a comandare la partita, ma incassa gol con il contagocce (tre gare senza dispiaceri, mica male...) e colpisce con apprezzabile costanza sfruttando la capacità della casa: il contropiede. Il Cagliari a Marassi ha affrontato il Grifo come fece il Bologna, che tornò a casa con due pappine: ai sardi è andata meglio, ma solo nel punteggio e non nella sostanza.

Criscito e compagni hanno assimilato alla perfezione i dettami di un tecnico che ha subito identificato la sola via per sfangarla. Ed ecco una squadra fondata sulla concretezza: inizia a mille all'ora, stravolge le sicurezze dell'avversario e poi lo colpisce, così da potersi rintanare a protezione del tesoro, fidando su guardie scelte che, se racchiuse nel fortino, diventano insuperabili.

Il Genoa è questo, con pregi e limiti ben delineati. Non sa addormentare la partita mancando di fini palleggiatori, ma in compenso si esalta nella strenua difesa, come già successo a Bergamo. E se i vari Ilicic e Zapata sono andati all'asciutto, figuriamoci gli avanti cagliaritani.

Rispetto al match col Bologna l'unico passo indietro riguarda il cinismo. Stavolta il Genoa, dopo aver trovato il vantaggio al primo serio tentativo, ha accumulato in ripartenza, specialmente nel finale, un bel po' di occasioni ghiottissime, sfumate forse per jella o più probabilmente per la carenza di killer instinct. Bravissimo il portiere ospite, ma altrettanto lo era stato in precedenza un ritemprato Perin, che nel primo tempo è tornato il felino dei tempi d'oro con due interventi da antologia. Così il Genoa ha evitato di pagare quei minuti di sbandamento in cui il Cagliari non solo dominava territorialmente – e ci sta – ma godeva sulla trequarti di spazi assai invitanti.

L'ultima mezz'ora è stata un attentato vero e proprio ai deboli di cuore, anche se - gratta gratta – il Cagliari ha solo accarezzato il pari nel finale con Cerri, trovatosi paura di fronte all'uscente Perin. Per il resto, la Maginot ha retto magnificamente, in specie quando Balla ha immesso il veloce e strutturato Onguene a spese di Czyborra spostando Criscito sull'out di sinistra, dove gli avversari stavano sfondando disinvoltamente.

Da registrare il primo assist di Strotman in maglia genoana, la ribadita confidenza con la rete di Destro e le corse continue di uno Shomurodov generosissimo ma ahinoi impreciso in zona gol: il pallone sciupato appena prima dell'intervallo da tre metri ha destato clamore.

Con queste iniezioni di realismo ci si dovrebbe salvare, ma sarebbe pericoloso cullarsi su una classifica non più così drammatica. Non tutto quadra ancora: qualche difetto va assolutamente limato. Occorre un attaccante di peso, che potrebbe anche essere Scamacca, da troppo tempo in preda alle distrazioni da calcio mercato, e in mezzo – stante l'inconsistenza fisica di uno Zajc bravo ad aprire l'azione vincente, ma spentosi definitivamente dopo meno di mezz'ora – un giocatore più dinamico e abile a capitalizzare le imbeccate dell'olandese e di Badelj.

Un plauso, l'ennesimo, merita Zio Balla, che a tempo di record ha conferito una fisionomia ed un'organizzazione ad un gruppo smarrito e in balia degli eventi: premesse indispensabili per assestare la fase difensiva, da sempre la più importante per chi naviga nei bassifondi. Inutile inseguire la poesia, ma nel gioco si può, anzi si deve, migliorare parecchio.

                                    PIERLUIGI GAMBINO


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