Vittoria col brivido ma meritata serve però altra concretezza

15.08.2022 11:26 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Anche nel calcio conta soltanto vincere, e il Grifone ha onorato promessa ed attese. Ma ha tagliato il traguardo per la via più tortuosa, dovendo ricorrere ad un episodio fortunatissimo (rete annullata a Crnigoj all'ultimissimo sussulto, per fuorigioco) dopo aver dominato almeno tre quarti di gara. Almeno allo stato attuale, i rossoblù – pur più attrezzati rispetto alla concorrenza - non paiono in grado di ammazzare le partite: figuriamoci il campionato.

Il match di Venezia era da archiviare con largo anticipo ed invece è rimasto sul filo del rasoio sino al 95', in parte per merito dei lagunari (reduci da un paio di settimane tormentate causa epidemia di Covid) ma soprattutto per le lacune di un Genoa dominatore sì, ma non ancora concreto. In pratica, i difetti emersi col Benevento sono riaffiorati pari pari, lasciando temere che siano ormai costituzionali. Anche a Sant'Elena è bastato concedere ai rivali dieci minuti di comando per incassare un gol... e mezzo e rischiare in altre circostanze. In compenso, per buttarla dentro due volte lo sforzo è stato... sovrumano.

Nel primo tempo, il gegenpressing è parso efficacissimo per recuperare presto palla, ma la manovra non è mai parsa brillante ed incisiva per mancanza di giocatori di qualità alle spalle di Coda. Troppi i passaggi errati al momento della rifinitura e anche della conclusione, come attestano i due palloni ghiotti capitati ad Ekuban (generosissimo ruba palloni, ma che piedi...) e non sfruttati a dovere. Eccessivo, inoltre, l'agire con lanci lunghi per vie centrali piuttosto che provare ad allargare il gioco sulle fasce, poco sfruttate.

Il calcio è il regno del paradosso: così il Grifone, padrone del campo e insistente nelle offensive a difesa veneziana schierata, per passare all'incasso ha dovuto attendere che i lagunari si... suicidassero concedendo a Portanova quasi settanta metri di... solitudine dove azionare il contropiede vincente. Ma – anche rammentando la sfida col Benevento – può una squadra ambiziosa come quella di Blessin segnare quasi esclusivamente agendo negli spazi?

Il golletto strameritato all'intervallo, in teoria, era un'ipoteca sul successo, ma la ripresa ha mostrato un volto diverso del Venezia – più intraprendente, non avendo più nulla da perdere – e soprattutto del Genoa, che ha ribadito le proprie carenze nel congelare il pallone. A conferma che manca a centrocampo un elemento di qualità da affiancare a Badelj e, magari, anche a Frendrup, così da sfiancare gli antagonisti. In quei non lunghissimi ma intensi momenti di predominio veneto, addio certezze di successo, ed ecco confezionato il pari, frutto in parte di una goffa respinta del portiere Martinez, ormai nel mirino del popolo genoano per le sue reiterate insicurezze e i suoi rinvii spesso imprecisi.

Il rischio, a quel punto, era di andarla a perdere, ma Blessin ha avuto l'occhio lungo nella gestione dei panchinari. Quanti avrebbero spedito anticipatamente sotto l doccia il pezzo da novanta Coda, in serata dispari? Yalcin, dotato di ottima tecnica, ha iniziato a scorrazzare sulla fascia e Yeboah, rimpiazzo di Ekuban, ha avviato e concluso l'azione del nuovo sorpasso, con la partecipazione di Gudmundsson, sempre più decisivo nelle sorti rossoblù. Stavolta, le alternative ai titolari hanno raddrizzato la rotta prima di quei tremendi minuti finali da trattenere il respiro, con la rabbia per il 2-2 incassato e il successivo sollievo per l'annullamento dovuto al Var: roba da infarto.

Tocca alla società, adesso, perfezionare l'assetto prima che chiuda il mercato. Aramu, ormai sull'uscio, darà una grossa mano in zona gol e assist ma non basta ancora: servono un terzino sinistra più abile a difendere rispetto a Pajac (suo il fallo evitabilissimo da cui è scaturito l'1-1) e una mezzala di gamba. Eppoi mediti Blessin sinchè è in tempo: non è già il caso di sovvertire le gerarchie tra i pali?

                           PIERLUIGI GAMBINO


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