IL GENOA DEGLI ALTRI ANNI, CON I SOLITI PROBLEMI IN ZONA GOL

01.09.2025 11:05 di  Redazione Genoa News 1893   vedi letture

E' il Genoa di due anni fa e dell'anno sorso, competitivo in fase difensiva e alquanto limitato quando si tratta di costruire e concretizzare palle-gol. Un difetto che, ad onta dei numerosi innesti giunti dall'ultimo mercato, appare accentuato e ancor più preoccupante. I rossoblù per un'ora giocano alla pari, anzi meglio, della blasonata Juventus, ma alla distanza pagano un briciolo di stanchezza, incassano un gol dall'unico bianconero da temere e nel finale, con le residue forze nervose, sfiorano un pareggio che non sarebbe stato assolutamente clamoroso.

Vieira, dopo il mezzo passo falso col Lecce, prova a rinfrescare la squadra proponendo a sorpresa Ellertsson, spedito sull'out di destra davanti a Norton-Cuffy e spostando a sinistra Stanciu, con Carboni accentrato. In difesa ecco l'esordio stagionale di Ostigard, che annullerà letteralmente il quotato David incontrando poi difficoltà assortite di fronte a Vlahovic. Il solito Grifone rognoso spezza sul nascere le trame bianconere, che patiscono la scarsa qualità a centrocampo.

D'altronde, i rossoblù sono insuperabili se occorre complicare la partita a qualsiasi big del campionato. Il portiere Leali, dopo un intervento all'inizio, trascorre nel pieno riposo gran parte del primo tempo, imitato dal collega Di Gregorio, comunque il primo ad essere impegnato; per la cronaca, da una conclusione centrale di Ellertsson, che – imbeccato da Carboni – si era liberato alla grande per il tiro. Per quasi quaranta minuti sono i rossoblù a meritare maggiori complimenti, pur palesando l'annosa difficoltà a rendersi pericolosi.

Stanciu, fisicamente minuto, fatica sulla fascia e Carboni si accende raramente. Funziona invece l'asse di destra con Norton-Cuffy che sarà il miglior genoano della gara. La Juve esce dal guscio solo verso l'intervallo, quando i rossoblù rallentano per tirare il fiato. E qui sale su proscenio Leali, che dapprima compie un prodigio assoluito deviando con un balzo felino la girata ravvicinata di Gatti e poi dice di no ad un diagonale di Yildiz, venendo graziato da David sull'agevole tap-in. La ripresa, a formazioni immutate, vede subito un Genoa più convinto in avanti. La palla buona capitata a Ellertsson, che sfugge a Joao Mario, ma poi si fa rimontare a murare il tiro, Più tardi ci proveranno ancora l'islandese e Colombo – per il resto controllato a dovere da Bremer e Gatti, superlativi – ma vanamente. Così, superata l'ora di gioco, è la Juve a iniziare a spingere sull'acceleratore, forse notando che qualche genoano è in riserva di energie.

Non un'offensiva tambureggiante, ma sufficiente a far indietreggiare il Grifo, che in un paio di circostanze rischia di capitolare. Tudor, tecnico bianconero, in un sol colpo immette Kostic, Koopmeiners e Vlahovic, con Vieira sollecito a correre ai ripari con Thorsby e Malinovskyi, i quali, ancora freddi, assisteranno al vantaggio juventino, scaturito da un corner a giri contatti, mentre l'arbitro Chiffi (nella ripresa sempre più servile nei confronti di Madama) lascia fuori campo Ellertsson, uscito per lieve infortunio ma pronto al rientro. Su quel pallone dalla banderina si avventa come un rapace Vlahovic, centravanti fenomenale (e assurdamente tenuto a lungo in castigo dalla società e da Tudor), che incorna con potenza e precisione, sfruttando l'unico ritardo dei gendarmi genoani.

Addio sogni? Parrebbe, anche se Vieira immette tutta l'artiglieria a disposizione: Vitinha, Ekhator, Ekuban. Un'altra difesa, meno munita e strutturata di quella bianconera, andrebbe in angustie, ma Gatti e Bremer sono fuoriclasse autentici. Ciononostante, Nortn-Cuffy semina il panico con una travolgente azione personale (ma a centro area nessun compagno è pronto alla deviazione), poi Di Gregorio deve superarsi su una traiettoria velenosa di Ekuban e proprio al minuto 97, l'ultimo, è la traversa a sostituirsi al portiere ospite strozzando in gola l'urlo di gioia di Masini, autore dell'incornata. Così il Genoa archivia due gare casalinghe di fila con un misero punticino. Nulla di compromesso, intendiamoci, ma con un attaccante (centroavanti o ala poco cambia) più incisivo ed un regista ad illuminare (razza estinta nel panorama rossoblù per precisa scelta di mister e dirigenza) forse saremmo a commentare un altri verdetto.

PIERLUIGI GAMBINO


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